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Lancio della bici dai Murazzi, il papà di Mauro: “Sara Chierici mai pentita, pensava a non denunciare”

Lancio della bici dai Murazzi, il papà di Mauro: “Sara Chierici mai pentita, pensava a non denunciare”


Il papà di Mauro Glorioso, il giovane costretto in sedia a rotelle dopo essere stato colpito da una bici lanciata dai Murazzi a Torino, replica a Sara Cherici, la ragazza condannata a 16 anni per quei fatti pur avendo partecipato solo come osservatrice. “Il suo comportamento sempre coerente con quel giorno, ovvero preoccuparsi di non denunciare gli amici o le amiche” ha dichiarato.

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Sara Chierici ha una “mancanza assoluta di una coscienza del pentimento” così il papà di Mauro Glorioso, il giovane costretto in sedia a rotelle dopo essere stato colpito da una bici lanciata dalla balaustra dei Murazzi a Torino, replica a Sara Cherici, la ragazza condannata a 16 anni per quei fatti pur avendo partecipato solo come osservatrice al terribile gesto del 21 gennaio dello scorso anno.

Prima del processo “mai nessuna scusa era stata formulata a Mauro dopo oltre un anno dai tragici fatti e quattro mesi in terapia intensiva al Cto di Torino” ha sottolineato Giuseppe Glorioso in un’intervista al Corriere della Sera, replicando alla giovane, oggi 20enne, che aveva parlato di una lettera di scuse alla famiglia del giovane studente colpito.

La missiva a cui si fa riferimento risale alle settimane che hanno preceduto l’udienza preliminare del processo ed era stata accompagnata da una richiesta di giustizia riparativa che però il giudice non ha accolto dopo aver ricevuto anche il parere negativo della famiglia di Mauro Glorioso.

Sara Cherici

Sara Cherici

“Non è vero che non ci siamo pentiti, assolutamente. Non ho speso parole per Mauro al processo, è vero, ma gli ho scritto una lettera di tre pagine. Ci ho messo tre mesi per scriverla con l’aiuto di mia sorella e della psicologa” aveva spiegato Sara Cherici in un’intervista a Repubblica. Anche per il giudice, però, da quella missiva non si evince nessuna pentimento.

“I sensi di colpa non mi daranno mai pace. Non è vero che è stata un’idea collettiva, non so perché la mia amica abbia detto certe cose. Noi eravamo dietro di loro, affiancate. Come potevamo immaginare? Lei ha anche dichiarato di essersi accorta che Mauro era stato colpito, cosa che non è possibile perché da dove eravamo non si vedeva nulla. Io e lei non abbiamo fatto niente e neppure oggi la denuncerei” avevo aggiunto la giovane.

Quel giorno “non ha urlato”, “non ha chiamato subito un’ambulanza”, oggi “è coerente al suo comportamento tenuto dal 21 gennaio al 9 febbraio 2023, ovvero preoccuparsi di non denunciare gli amici o le amiche” ha replicato Giuseppe Glorioso, concludendo: “Oggi penso che sia stato un bene che ci fossero così tante telecamere, perché altrimenti Mauro non avrebbe avuto giustizia”.





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