ylliX - Online Advertising Network
Omicidio Santo Romano: «Ha provato a fare da paciere, killer minorenne verso il processo»

Omicidio Santo Romano: «Ha provato a fare da paciere, killer minorenne verso il processo»


Ucciso perché ha “tentato di fare da paciere” nel corso di una lite scoppiata per futili motivi, tipo la storia delle scarpe sporcate nella ressa della movida. Non ha dubbi il pm della Procura per i Minorenni Ettore La Ragione, secondo quanto emerge dalla lettura dell’avviso di conclusione delle indagini notificato lo scorso 23 dicembre a carico di L.D.M., (18 anni il prossimo luglio), indicato come responsabile dell’omicidio del 19enne Santo Romano. 

LE ACCUSE

Poche settimane dopo il delitto – era il due novembre scorso a San Sebastiano -, dopo aver ascoltato testimoni e parti offese, dopo aver incrociato versioni agli atti e immagini delle telecamere, la Procura di Patrizia Imparato non ha dubbi: omicidio volontario – scrivono gli inquirenti – il 17enne ha sparato per uccidere il ragazzo che aveva di fronte.

Napoli, corteo per Santo Romano a piazza Municipio: luci di Natale spente per 10 minuti

Due colpi, uno dei quali ha raggiunto al petto Santo Romano, l’altro ha ferito al gomito un suo amico. Tutto è accaduto nella piazza principale di San Sebastiano, quando era da poco scoccata la mezzanotte di sabato due novembre. In poche righe, il pm riassume ore di interrogatorio e di sommarie informazioni testimoniali, fino a rimarcare un concetto su tutti: Santo Romano è stato ucciso perché stava facendo da paciere. 

Video

LA DINAMICA

Atletico, fisico da sportivo, lavoratore e appassionato di calcio (la vittima militava per una squadra di Casoria), Santo Romano si sarebbe recato presso l’auto guidata da L.D.M. probabilmente per chiudere (o tentare di arginare) una questione scoppiata pochi minuti prima tra un componente del suo gruppo di amici e lo stesso minorenne. Una lite estemporanea scoppiata per il pestone ricevuto da L.D.M. che avrebbe provocato una macchia su una delle scarpe del minorenne. Scarpe griffate, ovviamente, almeno secondo quanto emerge dalla parziale confessione resa dallo stesso 17enne. Una inchiesta lampo, ma ricca di voci e di testimonianze. 

I VERBALI

A leggere le carte raccolte dalla Procura per i Minorenni, il 17enne era uscito armato quel venerdì notte, probabilmente per rimarcare con la propria arma il possesso di una fetta di movida vesuviana. Guidava un’auto di famiglia – una Smart – pur non avendo la patente. Era armato, la sua era una pistola probabilmente legata alla vicinanza ad ambienti dello spaccio a Barra; ed era disposto male, come emerge anche da quanto accaduto pochi minuti prima di uccidere Santo Romano. C’era stato un litigio con un altro ragazzo, che aveva spinto L.D.M. ad estrarre la pistola contro un altro ragazzo. E il minorenne era stato visto mentre scarrellava in modo minaccioso la pistola sotto il viso di un altro giovane interlocutore. Poi il pestone e il litigio. Santo che interviene a fare da paciere, il colpo al petto.

Qualiano, la testimonianza della mamma di Santo Romano

Pochi istanti dopo, le immagini delle telecamere che rappresentano la disperazione degli amici di Santo. Sono sempre le telecamere e i catturatarghe a raccontare la fuga del 17enne, che prova a cambiare scena e a passare dalla movida vesuviana a quella di Chiaia: “Sono andato nella zona dei baretti, è lì che ho fatto sparire la scheda Sim”. Poi la ritirata in una casa di Barra, il sonno, la sveglia nel pomeriggio di sabato: “Ho guardato il cellulare collegato con un wifi e ho scoperto che quel ragazzo era morto”. Oggi per i pm, nessun dubbio: Santo ucciso mentre faceva da paciere. Al termine delle indagini, sono indicati come parte offesa i parenti del ragazzo ucciso (e il ragazzo ferito di striscio), difesi dagli avvocati Riccardo Moschetta, Marco De Scisciolo, Luigi Cavaliere





Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *